La terza Festa al Mondo con oltre un milione di partecipanti

 ESCAPE='HTML'

“…gli uomini, accomunati da un eguale intento, sono capaci di grandi cose:

possono distruggere ed annientare altri uomini ed altre cose,
quasi fossero estranei all’appartenenza di quest’Universo;
possono, anche, creare ed innalzare al cielo, ciò che hanno creato insieme.
La Festa di Sant’Agata accomuna quest’ultimo spirito,
rendendo grande il valore dell’Uomo stesso…”

 

IL VIDEO PIU' BELLO CHE DESCRIVE I MOMENTI SALIENTI DELLA FESTA

(durante la visione dei video, potete abbassare il volume di sottofondo del sito web dal controllo in basso)

La FESTA OGGI: tra colori, suoni, emozioni e devozione

Ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, milioni di devoti e curiosi, siano essi catanesi, siciliani, italiani o turisti accorsi da ogni parte del Mondo, accompagnati dal grido di devozione “…semu tutti devoti tutti…?!” (siamo tutti devoti, tutti), un rito vocale tra l’interrogativo e l’imperativo, si riversano nella suggestiva Città di Catania, organizzatasi già mesi prima dell’inizio della Festività, per partecipare ad un evento religioso e folcloristico, dal forte impatto visivo ed emotivo, che ha qualcosa di magico e spettacolare: la Festa di Sant’Agata, Patrona e protettrice della Città di Catania e dei suoi devoti, nonché di Malta e della Repubblica di San Marino.

La celebrazione religiosa e popolare più famosa nel Mondo insieme ad altre due manifestazioni in Perù ed in Spagna, ormai da cinque secoli, si ripete in onore della martire, Sant’Agata, con instancabile devozione dei devoti che si distinguono a decine di migliaia per la particolare vestizione: saio bianco, copricapo nero ed immancabile cero votivo a seguito, segno di rispetto e ringraziamento alla Santa per la grazia ricevuta. Tanto più grande è il cero ed il sacrificio per trasportarlo, tanto più grande è stata la grazia ricevuta in passato, a detta dei devoti che, riconoscenti, porteranno ogni anno, finché la salute glielo permetterà, l’omaggio di gratitudine. Adulti e bambini, uomini e donne con i loro saio, adornano di bianco la Città di Catania creando uno spettacolare contrasto con la nera pietra lavica che riveste gli edifici e la pavimentazione delle strade ed il fuoco impressionante del vulcano Etna che dipinge di rosso il cielo notturno, quasi ad indicare come la Stella Cometa per il Natale cristiano, la direzione da seguire per arrivare fino alla Città del puerperio.

La Festa di Sant’Agata, quasi a voler ricordare la futilità dell’essere umano e la sua banalità nella partecipazione a quest’Universo, riesce ad accomunare gente di ogni genere: dai nobili ai braccianti, dai ricchi ai poveri, dai giusti agli ingiusti, dai ladri agli onesti: tutti nei giorni delle celebrazioni si ritrovano vicini, tenendosi sotto braccio, per tirare i due cordoni lunghi 100 metri che anticipano il Fercolo, trainandolo per la Città con esiguo interesse per ciò che sta intorno, dediti al sacrificio. La “vara” (la cassa), contenitore delle spoglie della Santa, che il resto dell’anno rimane al sicuro in attesa dell’uscita per la Festività, costruito d’argento e tempestato di pietre preziose, viene, infatti, trainato a braccia dallo sforzo dei fedeli che, orgogliosi di tenere stretta la corda, si incolonnano precisi e rispettosi, uno dietro l’altro, tirando e gridando “Viva Sant’Aita” (Evviva Sant’Agata).

La commozione per una tale partecipazione ed una tale fede, sembra pervadere anche il volto degli agnostici e degli atei che non possono restare indifferenti ad una energia così grande e travolgente. Il tutto contornato da una massa di persone che prende la forma delle strade della Città, riempiendole e illuminandole, dando vita ad una travolgente mescolanza di etnie, suoni e odori.

LA STORIA: tra fede e leggenda

La storia di Sant’Agata conserva, al suo interno, tratti distintivi ancora attuali, spunti di riflessione sul sadismo dell’uomo, nei confronti del suo prossimo ed in particolare della donna. In greco “Agathé”, significava buona, segno distintivo della sua nobiltà d’animo. Nata nel 235, non è certo se a Catania o a Palermo e vissuta nel III secolo d.C., Agata fa parte di una famiglia nobile e facoltosa, di un Mondo ricco ed a cui tutto è permesso. Timorata e devota al Suo Dio, adolescente, veste gli abiti religiosi ed il velo rosso, simbolo delle vergini consacrate. Tanto devota al Suo Dio, quanto facoltosa e bella, Agata desta l’interesse del potente proconsole Quinziano, che invaghitosi di Lei, tenta in tutti i modi di avvicinarla a sé, scontrandosi con il totale e perenne disinteresse della bella giovane. La furia di Quinziano, a questo punto, diventa tanto bruta da ordinare alle guardie di compiere supplizi indicibili che arrivano ad un atto tanto sadico e umiliante, quanto denigratorio per la femminilità della giovane: la recisione delle mammelle. Ed è a questo punto che la storia inizia a confondersi con la religione, i fatti con l’intangibile: rinchiusa nella Sua cella, Agata riceve la rivelazione di San Pietro che sana le Sue ferite e la riconcilia con la vita. La furia del proconsole continua e ne ordina l’omicidio sui carboni ardenti. La giovane, muore nella sua cella il 5 febbraio 251 d.C., ma il Suo velo, rosso come il fuoco che l’ha uccisa, rimane incolume a tanta barbaria tanto che elevato a simbolo della Sua immagine, viene gelosamente custodito come oggetto Sacro, simbolo della Sua figura di Vergine e Martire. Fin qui, la storia di Agata può sembrare mimetizzarsi tra tante storie e barbarie di tempi lontani, ma un evento rende i fedeli devoti alla Giovane: l’eruzione dell’Etna del 252 d.C. Un anno dopo la sua morte, infatti, il vulcano tanto grande quanto incontrollabile, inizia una poderosa eruzione 1° febbraio che minaccia con la sua lava, gli abitati etnei e la stessa Città di Catania. Gli abitanti della Città, come estremo tentativo di arrestare l’eruzione e la ormai sicura distruzione dei propri avere e delle proprie costruzioni, appongono tra il fronte lavico e le proprie case, il rosso velo che, a detta della leggenda, arresta l’eruzione che si conclude proprio il 5 febbraio, ad un anno esatto dalla morte della Martire. Il Miracolo è, quindi, fatto. Ulteriore conferma, sempre secondo la leggenda, del potere miracoloso della Giovane, fu l’evento accaduto nel 1231, anno in cui Federico II di Svevia, volendo assoggettare la Sicilia al suo regno, decise di assediarla con mezzi brutali. Tanto il suo potere da conquistatore tanto la sua cultura eclettica ed ampia, nonché il suo essere magnanimo, lo portarono, prima dell’avvento sulla Sicilia da parte delle sue legioni ormai pronte all’assedio ed al massacro, ad ascoltare l’ultima messa voluta dal capopopolo catanese, prima dell’attacco; aprendo il libro delle preghiere, Federico II trovò scritto su ogni pagina: “Noli offendere Patria Agathae quia ultrix iniuriarum est” (non offendere la Patria di Agata perchè ella ne vendica le ingiustizie). Tale miracolo, fece desistere l’imperatore dal suo intento e ad Agata fu attribuito quest’ulteriore miracolo che risparmiò la vita al popolo siciliano e catanese. Altro evento che rese grande il nome di Agata, accorse il 4 febbraio del 1169, anno in cui Catania subì da un disastroso terremoto mentre molti cittadini catanesi erano radunati nella cattedrale per pregare in onore della Santa. Il terremoto causò il crollo della cattedrale, evento in cui persero la vita il Vescovo Aiello e 44 monaci, oltre a molti fedeli. Nei giorni seguenti continuarono le scosse, accompagnate da un maremoto. La leggenda racconta che la terra si fermò solo quando i cittadini catanesi presero il Velo della Santa per onorarlo portandolo in processione per la Città. Secondo le leggende più di quindici volte, dal 252 al 1886, Catania è stata salvata dalla distruzione da parte della lava e nel 1743 dalla peste.

LE CANDELORE (I CANNAROLI): i totem votivi siciliani

Le canderole o “cannaroli” in dialetto catanese sono delle imponenti costruzioni in legno, dorate e rifinite in stile barocco siciliano, che rappresentano l’omaggio dei mestieri, dei lavoratori, a Sant’Agata. Dal peso oscillante tra i 400 ed i 900 kg, questi totem votivi, vengono trasportati con la sola forza di uomini possenti e massicci che avanzano barcollanti, per via del peso trasportato, conferendo il caratteristico movimento oscillante detto “annacata” (cullata), quasi a ricordare le tenere braccia di una madre che culla il suo pargolo per farlo addormentare. Gli uomini che trasportano le candelore sono da 4 a 12, in base alla grandezza ed al peso delle stesse. Le candelore, invece, che in tempi addietro erano circa 30, sono state ridotte di numero. Vengono trasportate in giro per la Città di Catania o singolarmente o in fila, rispettando l’ordine gerarchico di anzianità. Tra le corporazioni di mestieri ci sono, ad esempio: gli orto floricultori, i macellai, i pizzicagnoli, etc. Le candelore iniziano il loro giro per la Città di Catania, alcuni giorni prima dell’inizio della festa. Il giorno più importante è sicuramente il 3 febbraio, data in cui i rappresentanti porgono l’omaggio al Sindaco della Città.

I FILMATI: immagini e suoni unici

(durante la visione dei video, potete abbassare il volume di sottofondo del sito web dal controllo in basso)

L'USCITA DEL FERCOLO

LA CARROZZA DEL SENATO E OFFERTA DEL CERO

DOLCI TIPICI: le Cassatelle e le Olivette (minneddi e aliveddi)

Ad arricchire il panorama di Festa durante le celebrazioni religiose, fanno da sfondo culinario le famose Cassatelle di Sant’Agata (in siciliano “i meddeddi ri Sant’Aita), delle piccole mono porzioni della più famosa Cassata siciliana. Il dolce, omaggio al martirio ed alla mutilazione dei caratteri sessuali (le mammelle), è costituito da una base di pan di Spagna, imbevuto di rosolio, ripieno di ricotta di pecora addolcita e lavorata con zucchero, arricchita con gocce di cioccolata e canditi. I minneddi ri Sant’Aita vengono poi ricoperte da una dolce glassa di zucchero ed adornate da una ciliegia candita che le conferiscono le sembianze di mammella. La differenza con la tipica cassata siciliana non è molta: nella cassata tipica, infatti, gli ornamenti di pasta di zucchero colorata e la frutta candita intera (limoni, arance etc.) vengono disposti ad adornare ed arricchire scenograficamente il dolce, che risulta un vero prestigio ed una leccornia per gli occhi e per il palato.

Altra leccornia a cui non poter rinunciare durante la Festa, sono le olivette di Sant’Agata (in siciliano “aliveddi ri Sant’Aita). Caratteristiche per il loro colore verde accesso e dalla forma simile a quella di un’oliva, le olivette di Sant’Agata rimandano alla leggenda. Durante la sua persecuzione, infatti, si narra che la giovane trovò riparo dietro un olivo, albero maestoso e dal fusto imponente che le diede riparo e che la sfamò. I dolcetti, presenti su tutte le bancarelle dei venditori ed in tutti i laboratori di pasticceria, sono delle palline (o meglio degli ovali) di pasta di mandorla verde, ricoperta da uno strato di granella di zucchero. La mandorla in Sicilia, soprattutto nella parte orientale, è ricorrente nelle preparazioni dolci. Cresce perfettamente alle pendici dell’Etna ed ha un gusto ed un aroma gradevolissimo, tantè che se ne preparano granite, se ne ricoprono le torte e se ne ricava un estratto squisito, il latte di mandorla.

LA SALITA DI SAN GIULIANO

I FUOCHI SERALI DEL 3 FEBBRAIO A SUON DI MUSICA

3 - 4 - 5 FEBBRAIO: i giorni delle celebrazioni

3, 4 e 5 febbraio rappresentano i giorni più fervidi di celebrazioni, manifestazioni, folclore e spettacoli: l’uscita dal Municipio della Carrozza del Senato e del Sindaco a porgere il proprio omaggio al fercolo, giochi pirotecnici (“jocu focu” in siciliano) a suon di musica e giochi di luce, il canto delle suore di clausura, la salita di San Giuliano e tantissimi altri momenti toccanti e suggestivi. Di sicuro, non mancano i contorni quali pietanze da street food, colori e profumi caratteristici. I devoti e la folla seguono il fercolo in giro per la Città di Catania per 3 giorni, riposandosi a turno, solo qualche ora per ricaricarsi delle forze necessarie a concludere l’interminabile processione. Giorno 5 febbraio, dopo un giro per la Città che dura da 3 giorni, Sant’Agata viene riportata in cattedrale, malgrado la resistenza dei devoti che vogliono tenerla con loro per più tempo possibile. Le strade si riempiono di cera, la cera delle torce votive che si è sciolta nei giorni della festa. Il Comune provvede efficacemente a smaltire i resti di cera e ripulire le strade, anche se rimangono tracce fastidiose per la viabilità per alcuni giorni dopo.

Come avete letto, fede e tradizioni, storia e leggende, tradizione e modernità si intrecciano nella terza Festa più grande del Mondo. Vi invitiamo a partecipare almeno una volta nella vita: sarà un'esperienza indimenticabile.

Raccontare un tale evento a parole è limitante. I catanesi lo sanno bene. Vi invitiamo a partecipare insieme a noi ai giorni di Festa, alloggiando fuori Città, chiusa ed impraticabile per gli eventi. Vi daremo tutti i consigli su come muovervi all’interno della Città con i mezzi pubblici ed i servizi gratuiti messi a disposizione del Comune per garantire gli spostamenti.


Vi aspettiamo nelle nostre Case Vacanza sul mare, Sicilia Etna Mare, Stella Marina e La Terrazza di Capomulini. A presto e “Viva Sant’Agata”.

Recensione a cura di:

Pierangelo Bonacito

Facebook.com/casavacanzeinsicilia

casavacanzeinsicilia.altervista.org